di Federica Iacobelli
Come Il gabbiano di Anton Cechov, i nostri gabbiani sono storie cercate e composte pensando al teatro ma appassionanti anche solo da leggere, anche prima o dopo o senza la messa in scena. Sono pezzi di letteratura teatrale scritti per i giovani lettori, o comunque adatti ai loro cuori, teste e voci. Sono libri, non teatro. Però dal teatro arrivano e verso il teatro vanno: da e verso un altro mondo, insomma.
Ogni scrittura immagina e fa immaginare altri mondi. Ma ci sono scritture che per esistere devono immaginare forme altre da sé, altre strutture: incarnazioni, trasformazioni, metamorfosi, linguaggi e segni differenti a raccontare ciò che loro stanno imbastendo a parole, a dare vita ai personaggi che loro stanno costruendo in nomi e azioni, dialoghi e descrizioni, in alternanze di luce e buio, movimento e stasi, silenzio e rumore. Così accade per la cosiddetta sceneggiatura, la scrittura di un film prima che il film esista: struttura che vuol essere altra struttura, come la definiva Pier Paolo Pasolini. E così accade per ogni scrittura che pensi al teatro, e ripensi il teatro: sequenze di scene che aspettano di essere visualizzate, rappresentate, interpretate.
Dopo le rivoluzioni del novecento e del duemila, tra registi, attori e performer, tra animazione teatrale e improvvisazioni, con la migrazione dell’opera drammaturgica verso il cinema e la tv, oggi le scritture teatrali sono più ricche e complesse che mai: sono tante, eterogenee, libere. E liberi i gabbiani le cercano, in Italia e nel mondo, ripromettendosi di raccogliere quelle che appaiano interessanti ed emozionanti anche solo da leggere. Però i gabbiani si fanno leggere in molti modi: in silenzio o ad alta voce, da soli o con gli altri, anche molti altri. Si possono sfogliare, centellinare o divorare come si fa con un romanzo o un racconto ma possono poi diventare monologhi, dialoghi, storyboard, giochi, esperimenti di suoni e gesti, o infine essere messi in scena nei teatri piccoli e grandi, dagli spazi di casa a quelli di comunità.
Alcuni testi li cerchiamo tra i copioni di spettacoli realizzati, altri tra le storie di scrittori e drammaturghi, altri ancora tra le pagine di libri che altrove hanno già accolto questo tipo di letteratura. I primi tre escono ad aprile insieme, e si muovono già tra terra, mare e cielo, tra diversi spazi mentali e fisici come tra diverse età dei personaggi e dei lettori possibili. Lucy / gli orsi di Karin Serres è nato in un contesto, quello francese, in cui da almeno tre decenni sono proprio l’editoria teatrale e il pensiero sulle diverse letterature per i giovani a stimolare le scritture drammaturgiche. Wild Girl, Wild Boy di David Almond è l’unico racconto pensato e scritto direttamente in forma teatrale da uno dei più amati e conosciuti autori per ragazzi al mondo: un teatro immaginato da un narratore, insomma. Quanto a I figli di Medea, siamo orgogliosi di aver portato in Italia, a quarantacinque anni dalla sua ideazione e scrittura, un testo storico del teatro per e con i bambini: perché è l’adattamento di uno dei capolavori della letteratura teatrale di tutti i tempi, la Medea di Euripide; perché ha avuto origine dalle improvvisazioni e dal lavoro sulla scena; perché è stato scritto con i bambini, tanti bambini, che hanno ripensato la tragedia greca insieme ai due autori Per Lysander e Suzanne Osten rivedendola, appunto, dalla prospettiva dei piccoli.